C’è qualcosa di sorprendente e di deludente nella discussione politica e mediatica in atto in questi giorni sui temi del lavoro.
Si discute sul salario minimo, e ieri la decisione è stata quella di rinviare il tema all’autunno.
Naturalmente, noi rispettiamo ogni posizione in campo. Ma, anziché giocare in difesa e discutere sul salario minimo, l’Italia dovrebbe giocare all’attacco e puntare all’obiettivo ambizioso della piena occupazione, schiacciando ancora la già bassa percentuale delle persone prive di occupazione.
In un anno sono stati creati circa 400mila posti di lavoro, la maggior parte dei quali a tempo indeterminato. Queste ottime cifre dicono che si può fare ancora meglio.
Anche perché, come scriviamo e diciamo da mesi, esistono settori (agricoltura, edilizia, turismo, servizi, ristorazione) che sono non solo pronti ma desiderosi di assorbire personale, anche offrendo retribuzioni molto interessanti.
Al punto che le organizzazioni di categoria, in questi settori, hanno nei mesi scorsi chiesto un allargamento dei flussi degli immigrati regolari: come dire, che si tratti di cittadini italiani oppure di stranieri regolari, questi settori economici vogliono assumere. Peggio: rischiano di rallentare in mancanza di nuove assunzioni.
E lo stesso trend si registra rispetto agli stagionali.
Allora la discussione politica dovrebbe essere non sulle condizioni minime di retribuzione, ma sul modo più rapido ed efficace per massimizzare le assunzioni.
Stefano Ruvolo, Presidente Nazionale di Confimprenditori
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