Con tutto il doveroso rispetto per i percettori passati, presenti e futuri dei sussidi pubblici, c’è da dubitare che faccia bene all’economia italiana parlare solo di reddito di cittadinanza.
I dati resi noti ieri sul Pil del secondo trimestre dovrebbero far scattare un allarme su un concreto rischio di frenata che ha molte cause (la debolezza dell’economia tedesca, le scelte della Bce, ecc) e che tuttavia sembra non essere adeguatamente percepito nella discussione politica e mediatica.
Anche oggi tutta l’enfasi è sulle misure di welfare e di redistribuzione. Ma non varrebbe la pena di spostare un po’ di attenzione sulla creazione di nuova ricchezza, sull’allargamento della torta anziché solo sulla sua divisione?
La sensazione è che politica e media sottovalutino il peso schiacciante del fisco che impedisce alle imprese di correre come sarebbe necessario. Anche in vista della legge di bilancio, auspichiamo che l’attenzione sia concentrata su quell’aspetto: su come spingere in avanti e alleggerire le imprese e i contribuenti, e non (al contrario) su come caricarli di altri oneri per occuparsi della pur meritevole di attenzione parte debole della nostra società.
Stesso discorso sul lavoro. Perché tanta enfasi solo su chi non è occupabile, mentre così poca attenzione sembra esserci (nonostante i nostri continui richiami) sul fatto che una serie di settori trainanti (agricoltura, turismo, servizi, edilizia) sono già adesso pronti ad assumere e ad assorbire personale occupabile? La sfida è tutta qui.
Stefano Ruvolo, Presidente Nazionale di Confimprenditori
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